Oggi vorrei mostrarvi l'ultimo dipinto che ho finito; non si tratta di una commissione, ma di un lavoro che ho fatto solo per il piacere di dipingere.
E' una Madonna con Bambino di Carlo Crivelli, leggermente modificata in qualche dettaglio per adattarla alla forma del supporto che avevo a disposizione.
La tecnica che ho usato è olio su tavola, cioè pigmenti mischiati con olio di lino su tavola di legno preparata a gesso, anche se credo che l'originale di Crivelli sia stato realizzato a tempera.
Negli ultimi anni ho dipinto esclusivamente con la tempera all'uovo, ma per questo lavoro mi è tornata la voglia di usare i colori ad olio che permettono sfumature morbidissime e tempi di lavorazione molto più elastici, rispetto alla tempera.
Crivelli fu un pittore, originale e raffinato, attivo nella seconda metà del Quattrocento, che mi affascinò molto quando studiai le sue opere durante le lezioni di Storia dell'Arte ed Iconologia seguite alla scuola di restauro.
E' noto che nei dipinti antichi c'è molto di più di quello che sembra.
Le Madonne di Crivelli sono caratterizzate dalla presenza di frutti succosi, fiori descritti con precisione fiamminga e persino rigogliosi ortaggi. Questi elementi regalano alla composizione pittorica grande fascino e piacevolezza, però la loro presenza non ha un valore puramente estetico, ma racchiude un complicato codice simbolico.
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Carlo Crivelli, Madonna della candeletta, particolare |
Infatti solo decodificando il codice segreto degli elementi vegetali si può comprendere pienamente il messaggio di un dipinto quattrocentesco.
Il simbolismo legato al mondo della botanica assunse nei secoli successivi sempre maggior rilievo, fino a diventare, intorno al Seicento, un genere di grande successo: la Natura Morta.
La Natura Morta venne molto spesso declinata sotto forma di Vanitas, una composizione pittorica con valore simbolico di elementi vegetali ed oggetti inanimati: libri, candele, teschi, strumenti musicali, che costituisce un ammonimento e un'esortazione a non lasciarsi ammaliare dagli effimeri piaceri terreni, come la ricchezza, la bellezza, il successo, poichè tutto è vanità e tutto è destinato a deteriorarsi e a morire... (che allegria, amici!)
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P. de Champaigne, Natura morta con teschio, 1671 |
Il fiore rappresenta la fragilità e la brevità della vita umana, il teschio è il chiaro simbolo della morte, la clessidra è un altrettanto chiaro riferimento allo scorrere inarrestabile ed impietoso del tempo.
Anche la famosissima e pionieristica Canestra di frutta di Caravaggio, con i suoi frutti bacati e le foglie accartocciate, allude alla morte e alla transitorietà della vita terrena.
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Caravaggio, Canestra di frutta, 1598 |
Tornando alle Madonne del Crivelli, troviamo quasi sempre la presenza di grosse mele strette tra le manine del Bambino o posizionate in bella mostra, insieme a pere, prugne, nocciole, pesche, a comporre bellissime ghirlande sospese alle spalle dei personaggi. L'insieme di questi frutti simboleggia il frutto dello spirito. Considerato singolarmente, ogni elemento vegetale fa riferimento a Cristo o alla Vergine.
La mela è comunemente considerata simbolo della caduta dell'uomo nel peccato, ma messa in relazione a Cristo diventa un richiamo alla salvezza dell'anima; la pera simboleggia la dolcezza di Maria e allude alla maternità, la prugna rossa, come la ciliegia, simboleggia la passione di Cristo, la pesca e le noci, o le nocciole, sono un riferimento alla Trinità.
Anche i fiori sono grandi protagonosti dal punto di vista simbolico, con particolare riferimento alla Madre di Gesù.
Il garofano è considerato il fiore di Dio; lo vediamo dipinto in verticale a sinistra sulla balaustra di pietra anche nella tavola di Crivelli da me riprodotta, e così in molte altre raffiguranti il medesimo soggetto. Nella parte destra è rappresentato un delicato mazzetto di violette, di cui non conosco precisamente il significato, forse è anch'esso un accenno alla bellezza e alla modestia di Maria. Naturalmente in molti dipinti troviamo la rosa, regina dei fiori, posizionata singolarmente o in mazzi disposti in vasi di cristallo o abbelliti da motivi decorativi raffinatissimi, anche questi sono attributi della purezza, misericordia e regalità della Vergine.
Alle spalle dei protagonisti, dietro il drappo di tessuto rosso, si vede lo scorcio di un paesaggio collinare in cui spicca la sagoma di un albero secco (delizioso il particolare dell'uccellino nero posato su un ramo), questa immagine simboleggia l'albero della vita, morto a causa del peccato, che tuttavia rifiorirà tornando rigoglioso, grazie a Cristo; infatti in alcune opere (non solo di Crivelli) sono rappresentati entrambi gli alberi: uno morto e scheletrico, al centro di un paesaggio brullo, un altro vivo e verde immerso in una natura serena e rigogliosa.
Scoprire questo affascinante linguaggio segreto mi ha permesso di amare ancora di più la pittura, in particolare quella antica. Prima di avere la possibilità di studiare Iconologia, andavo in un museo, ammiravo i quadri dal punto di vista estetico e tecnico, ma spesso non comprendevo ciò che quelle belle immagini rappresentavano. Non riuscivo a leggere la composizione pittorica nella sua completezza, molti elementi che la costituivano rimanevano ai miei occhi indecifrabili e privi di significato.
Ovviamente si potrebbero scrivere pagine e pagine su questo argomento, cosa che non sarei certo in grado di fare, visto che non sono nè una studiosa nè un'esperta.
Probabilmente mi verranno in mente altri particolari e li aggiungerò in seguito... Il bello del blog è che si può aggiornare e migliorare in qualsiasi momento!
Per ora vi saluto, amici!