mercoledì 1 maggio 2013

Rimembranza

A. Menzel, olio su tela (1867)
"Un oggetto qualunque, per esempio un luogo, un sito, una campagna, per bello che sia, se non desta alcuna rimembranza, non è poetico." (Giacomo Leopardi)


 Sabato sera sono andata a cena con la mia vecchia amica S.
 Era una serata primaverile, tiepida e piovosa. Ho raggiunto in autobus il luogo dell'appuntamento, sono arrivata con una mezz'oretta di anticipo e ne ho approfittato per sbirciare le vetrine di qualche profumeria del centro storico. Il cielo, ancora luminoso, pian piano andava scurendosi e io osservavo la vita oziosa di un sabato pomeriggio cittadino. Mi sentivo bene.

La mia amica ed io abbiamo trovato facilmente un tavolo nella piccola, deliziosa pizzeria che avevo scelto. S. non la conosceva e le è piaciuta molto. Abbiamo chiacchierato quasi incessantemente e mangiato con appetito  pizza, dessert e caffè.
 Una volta uscite, abbiamo passeggiato con l'ombrello sotto una pioggerella intermittente, lungo le vie poco affollate del centro. Arrivate nei pressi di uno dei ponti sul fiume, S. mi ha indicato la finestra di un vecchio palazzo e ha detto:
 " Quello era l'ufficio del commercialista di papà! Mi ricordo che, quando lavoravo con lui, andavo sempre in quell'ufficio e mi piaceva perchè approfittavo della commissione per fare un giro. Nella bella stagione avevo l'abitudine di venirci quasi tutti i giorni, in pausa pranzo. Spesso mi raggiungeva il mio primo fidanzatino, mangiavamo un gelato e facevamo due passi. Ma mia madre non voleva che ci frequentassimo e alla fine lo lasciai. Mi ricordo che lui ci rimase molto male, perchè mi voleva bene, sul serio, mentre io, non so... Comunque lui studiava in un'altra città e non lo vidi più; poi una sera, sul giornale, lessi la notizia della morte di suo fratello in un incidente e scoppiai a piangere... Che strano, non pensavo più da anni a quel bel periodo, mi sembrava di non ricordare più...Ho visto quella finestra e mi è tornato in mente tutto quanto! "
Dopo questo breve racconto di S., mi è sembrato che la città si ammantasse di un'atmosfera magica, forse di sogno. Parlavamo dei nostri ricordi ed era come se ci trovassimo in un tempo sospeso in cui non eravamo più due donne adulte, ma due ragazzine, o forse nemmeno quello: non avevamo più età. 

Henri Le Sidaner, 1921


Negli ultimi giorni ho pensato a quanto siano preziosi ed indispensabili i ricordi. Mi è tornata in mente la parola rimembranza,  un vocabolo antico, musicale e ricco di fascino.

 Leopardi scrisse che il ricordo è un piacere per il solo fatto che è ricordo, rimembranza appunto, anche se si tratta di un ricordo doloroso. Ed è proprio vero! Talvolta mi capita di riportare alla memoria di proposito ricordi negativi e di provare un sottile piacere nel riguardare la mia vita, le mie reazioni ed emozioni di quel tempo. Mi sono chiesta se sia stupido autolesionismo, ma ora credo che invece si tratti un meccanismo della nostra mente, utile a mantenere viva la speranza, a ricordarci che quella volta ce l'abbiamo fatta e ce la faremo ancora.
La rimembranza si porta dietro le atmosfere del tempo passato; ed è questo l'aspetto che più mi affascina e mi emoziona. Posso scordare le parole che ho pronunciato e che ho ascoltato, i volti delle persone, persino i fatti accaduti, ma la particolare atmosfera del periodo passato che il ricordo riporta in vita, rimane eterna ed incancellabile. 
Il profumo dei ciclamini mentre cammino nel bosco, riporta alla mia memoria i mesi estivi passati in montagna durante l' infanzia, la felicità, la spensieratezza delle lunghe giornate dedicate esclusivamente al gioco; alcuni odori o un particolare tono di luminosità del cielo, evocano immediatamente le emozioni delle prime passeggiate con l'uomo amato...
Sì, io sono una patita della rimembranza. Nella mia memoria sono minuziosamente annotati gli anniversari che mi riguardano; mi piace richiamarli in vita e guardarli con gli occhi del presente.


Hans Heyerdahl, 1881


 "Ed ho notato, interrogando in tal proposito parecchi, che gli uomini sensibili ed usati alla solitudine, o a conversare internamente, sogliono essere studiosissimi degli anniversari, e vivere, per dir così, di rimembranze di tal genere, sempre riandando, e dicendo fra se: in un giorno dell'anno come il presente mi accadde questa o questa cosa." (G. Leopardi, Pensieri)
















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