Dipinto di Sophus Jacobsen |
Ieri era il 24 giugno, una data significativa per il calendario cristiano perché corrisponde alla natività di San Giovanni Battista. Per la tradizione popolare del territorio in cui vivo, e dei monti Lessini, in particolare, questo giorno così vicino al solstizio d'estate, un tempo era data di incantesimi e prodigi legati al mondo vegetale. In questo periodo dell'anno la natura esulta e nella notte tra il 23 e il 24 giugno si credeva che le erbe selvatiche assorbissero un potere speciale, perciò all'alba le donne si recavano nei prati e nei boschi a raccogliere fiori e foglie imperlati di magica rugiada per farne infusi dalle proprietà benefiche per il fisico e la mente.
Dipinto di J. W. Waterhouse |
In questa occasione si raccoglieva anche l'iperico (Hypericum perforatum), una pianta chiamata Erba di San Giovanni, appunto.
Fin dall'antichità a questa piantina venivano attribuite virtù che sfociavano nell'arcano, tanto da meritare l'appellativo di cacciadiavoli o cacciastreghe .
Si mettevano a macerare per una settimana 5 manciate di iperico in olio d'oliva. Si aggiungeva poi un quarto di litro di vino bianco e si poneva a bollire a bagno maria fino all'evaporazione dell'alcol. Si otteneva così un olio di colore rosso che serviva durante l'inverno per lenire numerosi disturbi come dolori reumatici, scottature ed infiammazioni.
Anche le acque si caricavano di virtù prodigiose durante la notte di San Giovanni. Le donne si alzavano prima dell'alba e si recavano nei campi portandosi appresso delle pezzuole di cotone che passavano sull'erba per raccogliere la rugiada. Gli stracci venivano strizzati e il liquido raccolto in un recipiente. Quest'acqua era aggiunta all'impasto del pane per favorire la lievitazione e come protezione contro i malanni; inoltre era usata dalle massaie per lavarsi gli occhi ed attenuare le rughe.
Le antiche fontane sparse nei borghi e nelle contrade catalizzavano l'energia vitale presente in questa notte misteriosa. Davanti ad esse gli sposi novelli si baciavano per propiziare la felicità coniugale, mentre le donne che avevano da poco partorito vi si recavano per bagnarsi in segno di rinnovamento.
Si credeva che le donne nate il giorno di San Giovanni fossero destinate a sviluppare doti divinatorie.
Dipinto di Waterhouse |
Oggi le antiche credenze che vi ho descritto sono in gran parte dimenticate; tuttavia esiste ancora qualcuno che cerca di mantenerne la memoria.
In alcune parti della Lessinia la sera del 23 giugno si celebra la suggestiva Festa del Fuoco durante la quale grandi falò vengono accesi, mentre intorno le ragazze danzano in cerchio.
I montanari credevano che questi fuochi avessero il potere di scacciare gli spiriti maligni nascosti anche negli angoli più bui di stalle e granai.
Festa del fuoco a Giazza - foto quotidiano L'Arena |
So di una signora molto anziana del mio paese che la mattina di San Giovanni mantiene l'abitudine di recarsi molto presto nei campi a raccogliere la camomilla e la malva bagnate di rugiada per farle seccare al sole estivo ed ottenere buone tisane.
Ed è stato proprio l'interesse per l'usanza di questa signora ad ispirarmi un post sulle tradizioni della notte di San Giovanni, dalle quali sono sempre stata affascinata. Pensate che i suoi figli non sapevano nemmeno perchè la madre di alzasse all'alba con l'unico scopo di raccogliere una manciata di erbacce!
E voi, amici, conoscete qualche rito legato a questa magica notte? Nelle vostre zone si accendono i fuochi?
Alla prossima!
Giorgia