Venerdì scorso ho incontrato una signora per lavoro. Alta, ben vestita, rossetto e smalto rosso scuro, non bella ma piacevole ed originale, intelligente, aperta, curiosa; età intorno ai cinquanta. Indossava una collana con i nomi di due cani, suoi compagni di vita. Un lavoro in ufficio, un domestico che le pulisce casa... Non abbiamo parlato molto e non siamo diventate amiche, ma questa donna, nel breve tempo in cui siamo state assieme, mi ha trasmesso una cosa strana, alla quale non avevo mai pensato: l'orgoglio della solitudine.
Che cos'è?
L'orgolglio della solitudine è sentirsi bene nella propria vita, accettandosi per ciò che si è, valorizzando e coltivando le proprie passioni. E' apprezzarsi e stimarsi, non perchè abbiamo intorno qualcuno che ci fa sentire apprezzabili, ma perchè noi ci stimiamo con le nostre mancanze, i nostri pregi e le rughe sul viso.
L'orgoglio della solitudine è la fierezza di camminare a testa alta nelle vie della città, senza sotterfugi e senza dover rendere conto a nessuno. Essere persone integre.
E' andare al cinema o in spiaggia da soli senza sentirsi in imbarazzo.
E' abbandonare l'idea di essere persone fallite perché un pincopallino ci ha lasciate all'improvviso per mettersi con una più giovane, più benestante o con un lavoro migliore. Alla fine, noi siamo capaci di stare da sole, lui no.
E' essere in grado di dare amore ma smettere di soffrire per chi non ci ama.
G .
Per me la solitudine è una illusione: semplicemente non esiste. Mai possiamo essere disgiunti dagli altri umani, come pure da ogni altra qualsiasi componente dell'Universo. Non esiste la solitudine e non esiste la compagnia... sono illusioni... quello che sentiamo è il nostro distacco dagli altri che ci fa soffrire (come vuole la nostra programmazione) oppure la nostra unione, che invece ci rassicura, ancora come da programma di "costruzione". Quando si capisce questo, si smette di soffrire e si gode l'inevitabile collegamento con il resto del creato, assieme alla consapevolezza del proprio valore, non perché siamo migliori ma perché siamo unici, siamo un'esperienza dell'universo non contenuta altrove. Non si tratta di razionalizzazione, questa, per me, è realtà. Accettare questo tipo di sofferenza è paradossalmente l'unico modo di superarla.
RispondiEliminaIl tuo commento è molto interessante. Grazie per averlo scritto.
EliminaCiao Giorgia
EliminaHo molto apprezzato la tua analisi e anche il commento di anonimo.
RispondiEliminaMete non semplici da conseguire, non facili da praticare.
Un caro saluto:-)
Fataconfetto
Grazie Fataconfetto per il tuo commento. Un saluto!
EliminaCiao Giorgia
EliminaStare da soli non è facile, ma a volte non c'è scelta... l'unico modo per andare avanti è cercare di trovare un equilibrio e questa signora di cui parli probabilmente lo ha trovato... forse il suo fascino sta proprio in questo...
RispondiEliminaHai ragione, Cristina. Spesso il fascino sta nell'armonia interiore. Un saluto.
EliminaPost interessante.
RispondiEliminaNon ci si sente soli quando abbiamo accanto qualcuno che comprende o ci somiglia... altrettanto quando quel qualcuno è al nostro opposto perchè anche questo dà risalto alla nostra persona. Ma è nelle immense via di mezzo che ci si sente spersi e quindi soli.
L'orgoglio della solitudine delle signora che hai incontrata, potrebbe essere una forma di sicurezza di sè, una libertà pagata a caro prezzo perchè a noi ragazze (io sono una di ieri) non è stato insegnato a tenere conto della nostra unicità, a interrogarci sui nostri desideri, a dare uno scopo alla nostra (nostra!) vita. Noi siamo cresciute dovendo considerare prima quella degli altri e a sentirci in colpa quando non lo facciamo. I nostri maestri son stati i genitori, la società e la chiesa. Inconsapevoli ma cattivi maestri da cui si fatica ad affrancarsi. A me pare di esservi riuscita ma debbo sopportare gli sguardi delle altre da cui sto pian piano liberandomi con un sorriso.
Grazie Sari, bellissimo commento. Un saluto.
EliminaEcco, ora mi sento così... orgogliosa nella mia solitudine.
RispondiEliminaUn bacio