giovedì 11 aprile 2013

L'Iconografia - prima parte




Da dove è scaturita l'enorme passione per l'Iconografia che ha caratterizzato gli ultimi due anni e mezzo della mia vita? Ecco una domanda che mi pongo spesso. 
Io, purtroppo, non sono credente. Mi piacerebbe esserlo, ma non c'è verso. Vado nelle chiese principalmente per ammirare le opere d'arte che vi sono custodite, non per pregare. A pregare ho provato, qualche volta, ma non mi viene bene, mi sento finta e penso che se Dio esiste, non apprezza certamente una che fa finta, forse preferisce che non lo preghi ma che lo rispetti, e io l'ho sempre rispettato.
Mia madre, al contrario di me, ha sempre avuto il dono della Fede, e quando le parlai della mia intenzione di frequentare un corso di Iconografia, fece quasi i salti di gioia. Disse che, anche se non ero credente, Dio mi aveva chiamato, perchè Lui non abbandona i figli e li benedice anche quando essi sono ingrati ed indisciplinati. Dunque Dio mi aveva benedetto dandomi il dono della pittura ed io decisi di farne tesoro. Questa spiegazione di mia madre  mi parve bella e poetica...e forse corrispondeva al vero. Infondo poteva essere un stratagemma di Dio perchè non mi smarrissi del tutto, ma rimanessi, in qualche modo, vicino a Lui.

La primissima scintilla di interesse per questo tipo di arte non so bene da dove venne. Io disegno da quando ero piccola e  ho iniziato a dipingere i primi quadretti a olio verso i 15 anni; ho sempre adorato la pittura, ma nulla mi ha dato soddisfazione, serenità e senso di pienezza come l'esercizio dell'Iconografia.
 Il primo serio ed intenso approccio con la pittura a tempera su tavola è avvenuto durante il primo anno della scuola di Restauro. Avevamo un  fantastico laboratorio di Tecniche Artistiche in cui mettevamo in pratica le antiche ricette dei maestri di bottega. Il compito iniziale fu la creazione di un dipinto su tavola con la tempera all'uovo e la foglia d'oro. Un lavoro lunghissimo, che, anche a causa della nostra inesperienza nell'uso dei materiali, portò via mesi al resto del programma e spazientì la nostra insegnante. Il soggetto che scelsi di riprodurre sulla mia tavoletta era una Madonna con Bambino del Foppa. Un'impresa che mi parve titanica, infatti non riuscii a portarla a termine. Devo dire che oggi quel dipinto mi sembra brutto assai! Ma questo non conta, quello che importa è che io rimasi incantata dalla pittura a tempera su tavola, dalla doratura e dalle innumerevoli operazioni che la realizzazione di un'opera del genere richiede. Materiali strani, che non avevo mai sentito nominare, come la pietra d'agata, la colla di coniglio, il latte di fico, pentoloni  stregoneschi che bollivano e spandevano il loro puzzo in tutto il laboratorio, ricette bizzarre uscite direttamente dai trattati medioevali, tutto questo mi affascinava incredibilmente. Cominciai ad interessarmi alle antiche icone bizantine perchè scoprii che erano fatte con le medesime tecniche. 
 
Delle icone mi colpirono soprattutto i colori, le espressioni dei personaggi, i loro atteggiamenti ieratici, l'estrema eleganza e semplicità delle vesti, i volti nobili, spirituali dai grandi occhi malinconici, e quella strana prospettiva rovesciata che sembra opera di una mano infantile, invece è frutto di conoscenza e studio. E poi scoprii che tutto nell'icona è simbolo: i colori, gli oggetti, gli atteggiamenti, gli edifici, persino il modo di stendere il colore è simbolico,
 Capii che per fare icone bisognava studiare e comprendere il loro linguaggio, solo così si può apprezzare davvero questi dipinti, che alcune persone considerano "brutti". 
Le icone ci parlano, ci raccontano storie meravigliose attraverso un linguaggio antichissimo che a noi, uomini del XXI secolo, può risultare misterioso ed inaccessibile...

Uhm è tardissimo! Devo andare a dormire... Non perdetevi la seconda parte :-)

Continua...


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