mercoledì 4 settembre 2024

Settembre in campagna

 

Settembre è iniziato per me nel migliore dei modi. Sono ospite per qualche giorno in un podere di campagna. Sono qui da lunedì. Fino ad ora il caldo afoso non ha dato tregua, ma oggi pomeriggio minacciose nuvole scure sono apparse all'orizzonte, in breve si è alzato un forte vento stizzoso che ha fatto vibrare le persiane. E' stato bello osservare lo spettacolo del temporale in arrivo dalle alte finestre della vecchia casa colonica. Tanto rumore per nulla. Uno scroscio di pioggia che non ha nemmeno bagnato la terra e poi tutto è finito. Il tempo rimane incerto, però, e per domani sono previsti altri temporali. 


Stamattina sono uscita presto nell'orto-giardino con il compito di dare da mangiare alle quattro galline. Una sta covando un ovetto che non si schiuderà mai, visto che qui non c'è il gallo. Ligia al suo compito, questa gallina nera si allontana raramente dal suo pagliaio, così, per paura che non mangi, le porto i semini  nel giaciglio. Questi animali sono simpatici e socievoli. Arrivano di corsa quando mi vedono e se mi attardo a girare per il podere, osservando le piante, o mi siedo a leggere sotto la pergola, loro vengono a razzolare lì vicino.

Il mattino, la tranquillità è assoluta. Durante questi tre giorni non devo lavorare, posso bere il caffè con calma e poi scendere nell'orto a guardare se ci sono novità e a godermi il frescolino delle prime ore della giornata. Stamattina grossi fiori di zucca brillavano in tutto il loro splendido giallo accecante e carnoso. Alcune zucche stanno già maturando per il prossimo mese. Sono riuscita a cogliere tre fichi dolcissimi e un paio di prugne deliziose. Nulla è più buono della frutta e degli ortaggi appena colti!


Dev'essere una grande gioia coltivare un pezzo di terra e poter mangiare le verdure nate dal nostro lavoro con la terra. Chissà se avrò mai questa soddisfazione?

Starò qui qualche altro giorno, poi, a malincuore, me ne tornerò alla mia vita tra città e montagna. Dopo questa breve esperienza penso che forse preferirei stare in campagna piuttosto che in montagna dove sto ora. Mi piacedrebbe avere un orto-giardino, anche piccolo, cosa che in montagna non ho.



Adesso smetto di scrivere. Sta scendendo la sera sui campi e voglio godermi lo spettacolo del tramonto, del buio che arriva e piano piano spegne tutti i colori.


Grazie a chi passa di qua e ancora mi legge.

G.

lunedì 22 luglio 2024

Cara Mira


Cara Mira,

sono passate due settimane dal giorno in cui sei andata via.

Oggi pomeriggio ho preparato il caffè macchiato con il latte di avena. Il suo sapore mi ha riportato in un lampo ai primi giorni di luglio, gli ultimi che abbiamo trascorso insieme. Facevo merenda con questa bevanda fredda e un biscotto alla cannella, lavoravo all'uncinetto una maglia azzurra e tu dormivi, ricordi?

Ti svegliavi e, zoppicando, venivi da me a chiedere la fettina di mela. Anche tu volevi la merenda.

Cara, dolce amica, anima pura, il mio misero cuore è con te ovunque tu sia.

La nostra amicizia è indissolubile, durerà oltre lo spazio e il tempo.


G.


 

giovedì 11 luglio 2024

Lettera a Mira


 

Carissima amica,

sei andata via una sera di luglio,  pochi giorni dopo il mio compleanno.

 Già da un paio di settimane eri stanca, ti mancavano le forze e io avevo capito che la Nera Signora ti aveva messo gli occhi addosso e si avvicinava a passi furtivi. Ho pensato: no, non il giorno del mio complenno. Siamo andate dal veterinario e abbiamo iniziato una cura per alleviare il dolore e darti forza. Ma sapevamo che la Nera Signora si aggirava nei dintorni, forse si era solo fermata nell'ombra ad aspettare. Per quattro giorni sei stata meglio, io ho annullato gli impegni per stare con te. E' stato il tuo regalo. Brevi giornate serene e semplici nelle quali abbiamo vissuto i piccoli piaceri di un cibo cucinato in casa, ci siamo sedute nell'erba e addormentate con la luce della luna e la brezza che entrava dalla finestra. La mattina ci siamo risvegliate insieme e abbiamo gustato la schiuma del cappuccino che ti piaceva tanto. Un tempo sospeso, una tregua che avrei voluto non finisse mai perchè sapevo che la separazione era vicina. Giorni che costituiranno un ricordo indelebile.  

Il sabato le tue condizione erano discrete e io speravo che la cura avesse fatto un miracolo, ma domenica sei peggiorata e il lunedì non ti reggevi in piedi. Te ne sei andata all'imbrunire. 

Dopo quasi diciassette anni di vita insieme la tua amica umana non riusciva a credere che tu non saresti più tornata. Per i primi due giorni mi è parso di vederti negli angoli della casa dove ti mettevi sempre a sonnecchiare. Invece erano le ombre della sera  a prendersi gioco di me. Aprivo la porta e mi sembrava di udire il ticchettio delle unghie sul pavimento e la notte credevo di sentire il tuo respiro. Illusioni. Nessun passo ora annuncia la tua presenza, nessun respiro, tutto è silenzioso. Il tuo collare, le ciotole, il carrellino dove ultimamente non avevi più piacere di salire... Tutto fermo, abbandonato.

La verità è che quando sei andata via anche un pezzetto di me si è dolorosamente staccato per venire via con te.  La mia parte segreta, la mia parte più vera, quella migliore. Un mito racconta che quando gli animali che abbiamo amato muoiono, una parte di noi li accompagna per un breve tratto nel Regno dei morti, ma ad un certo punto quel frammento deve tornare indietro e risalire. E quando risale alla luce del sole, si accorge di avere tra le mani una pietra preziosa.

Dove sei adesso, cara amica? Io non so dove cercarti. Vieni a trovarmi nei sogni, in modo che io possa rivederti ancora qualche volta. E quando sarà il mio momento di attraversare la Grande Soglia, vieni a prendermi, io ti aspetterò al cancello, fatti trovare.

G.

giovedì 20 giugno 2024

Chi l'avrebbe mai detto




 Nel mese di aprile ho deciso di affittare un locale nella mia città allo scopo di realizzare un progetto che mi frullava in testa da qualche anno: creare uno spazio di benessere emotivo grazie alla creatività manuale. E chi l'avrebbe detto che l'attività regina di questo progetto, quella più amata, anche dalla sottoscritta, sarebbe stata quella del lavoro all'uncinetto? Prima del 2016-17, nessuno, nemmeno io. Allora mi occupavo con molta passione di restauro e di pittura, come testimoniano i vecchi post di questo blog. Ma in quegli anni cominciai a percepire un forte bisogno di creare con le mani e con i fili; forse per assecondare inconsapevolmente la Penelope celata in ogni donna, non tanto nel suo aspetto più conosciuto di sposa fedele di Ulisse che fa e disfa la tela nell'attesa del suo ritorno, quanto nella sua accezione più antica, quella della dea inventrice della tessitura e della filatura della lana. Un tema che si trova nelle mitologie arcaiche delle civiltà mediterranee e che rappresenta, con il suo lavoro di tessere e disfare, lo svolgersi del destino umano, la vita e la morte. Il simbolo, bellissimo, dei cicli: la Natura che crea e distrugge se stessa. Forse è nascosto in questo archetipo antichissimo l'inspiegabile bisogno di intrecciare nodi all'infinito. Un bisogno che con la pratica diventa una necessità essenziale e quotidiana di tutte le persone alle quali insegno a lavorare con i filati. Certo, oggi la scienza lo spiega a modo suo e cioè con gli studi fatti dalle università che dimostrano come l'azione ripetitiva del lavoro a maglia-uncinetto provochi nell'organismo lo sviluppo di endorfine, gli ormoni che ci fanno stare bene. Questo è sicuramente vero, ma può essere valido solo per chi ha già sperimentato la pratica del lavoro; ma come la mettiamo con i principianti? Cosa fu a spingermi otto anni fa a prendere in mano l'uncinetto per la prima volta? Cosa spinge le ragazzine di 11 anni che vengono a lezione a sedersi per due ore snocciolando chilometriche catenelle, con la ruga di concentrazione che si forma sulla giovane fronte? Recentemente una mamma ha accompagnato la bambina al mio corso: " Sofia vuole assolutamente lavorare all'uncinetto" mi ha detto. Durante l'ora di prova anche la mamma ha incominciato ad annodare le catenelle e alla fine non voleva più smettere. Risultato: entrambe si sono iscritte.


E chi l'avrebbe mai detto che insegnare a intrecciare fili sarebbe stata l'attività che mi rende più felice? Solo qualche anno fa non l'avrei immaginato. Mi piace vedere come le persone vengano ai miei corsi spinte da un bisogno inesplicabile, senza nemmeno sapere come si maneggia un uncinetto e dopo qualche mese riescano a creare lavori belli e colorati. Mi piace vedere come si appassionino, come siano felici e soddisfatte delle creazioni che escono dalle loro mani, come siano entusiaste davanti ai colori dei gomitoli, curiose di capire e di sperimentare. Ieri un'allieva raccontandomi della depressione di una sua amica, mi ha detto: "Sono cose che possono capitare a tutti, bisogna stare attenti ai primi segnali. Ma a noi non capiterà perchè abbiamo l'uncinetto." E io ho compreso perfettamente il significato di quelle parole. Non è solo questione di endorfine, come dice la scienza, è qualcosa di molto più misterioso. Una scintilla antica e magica che si accende dentro di noi.




domenica 28 gennaio 2024

L'odore della nebbia

 


Venerdì mattina la città mi ha accolta velata da una nebbia buia e fitta. Da me, in montagna (montagna si fa per dire, visto che sono 700 metri), quando in pianura c'è la nebbia, il cielo invece è sereno. Anche lì a volte scende la nebbia, ma è una nebbia diversa. Appare all'improvviso nel bel mezzo di una mattinata tersa; arriva veloce come un fumo misterioso che spira dai versanti delle montagne, come se fosse un'emanazione dello spirito del bosco. In poche decine di minuti tutto il paesaggio cambia, perde la sua allegra limpidezza e si fa cupo, indefinito.Nelle strade, tra le vecchie case, nei sentrieri, la foschia cammina e si insinua nei pertugi più nascosti dei casolari in rovina come un'entità soprannaturale. Questo sconcertante mutamento del paesaggio non dura per ore o giorni, come in pianura, poco dopo la nebbia si dissolve liberandolo dalla sua fredda coltre. Succede, alcune volte, di ammirare dalla finestra di casa il cielo azzurro, poi impegnarsi  per una mezz'ora in qualche occupazione e quando si torna a guardare dalla stessa finestra vedere il panorama completamente mutato da un manto di nebbia lattiginosa. L'impressione è quella di trovarsi all'improvviso in una realtà parallela, come succedeva nella serie televisiva Stranger Things.



Ho letto che la nebbia non può avere odore perchè si tratta di minuscole goccioline d'acqua sospese in aria, invece, secondo me, un odore ce l'ha. E' un po' acre, metallico, mi ricorda quei festoni argentati o dorati che si usavano negli anni Ottanta per decorare l'albero di Natale. O forse lo associo a quelli perchè in quegli anni io ero bambina e la nebbia faceva la sue prime comparse nelle settimane che precedevano le Feste. Mi piacevano molto quei brevi pomeriggi di nebbia del tardo autunno, quando le tenebre scendevano presto e dalla finestra della mia calda cameretta guardavo le strade inghiottite da quella vaporosa magia. I pochi passanti infreddoliti camminavano veloci tenendosi la sciarpa sul naso, il rumore ritmico dei tacchi delle loro scarpe sul marciapiede umido riempiva l'aria densa per qualche minuto, fino ad affievolisrsi e scomparire. Allora immaginavo che quelle persone fossero finalmente arrivate a casa e si  affrettassero a chiudere  la porta per impedire a un qualche mostro della nebbia o fantasma di entrare. La sera, a letto, era bello ascoltare questi rumori farsi sempre più radi. Così mi lasciavo vincere dal sonno, immaginando i misteri che potevano celarsi là fuori, nella notte nebbiosa.



sabato 25 novembre 2023

Vento

 

Stamattina, mentre facevo colazione, ho visto dalla finestra il vento compiere allegre coreografie con le foglie degli alberi, ormai completamente vestiti d'autunno. Il cielo era limpidissimo e dalle montagne soffiava un vento gelido, impetuoso che staccava le foglie e le trascinava ovunque nell'aria. Sembrava di assistere ad una magica nevicata di foglie color oro e ruggine.

In questo fine settimana mi ritrovo inaspettatamente libera, visto che sono saltate due giornate di lavoro che avrei dovuto fare. Meglio così. Ieri ho lavorato per dieci ore in mezzo alla confusione dell' odioso e inutile Black Friday e oggi sono davvero felice di poter stare in solitudine e silenzio ad occuparmi del blog e del mio piccolo negozio online. Sono pronte le bellissime casette in carta riciclata e i sacchettini con i marcapunti natalizi! Dopo pranzo caricherò le inserzioni dei prodotti che saranno disponibili per chi vorrà fare un piccolo regalo realizzato a mano (Qui il negozio).

Giovedì ho terminato con le allieve del mio corso la prima icona iniziata a marzo. Dopo la pausa dell'estate, necessaria alla completa asciugatura della tempera, ci siamo ritrovate in una giornata full-immersion dedicata alle ultime rifiniture e alla verniciatura. Ci siamo portate anche il pranzo e Maria Stella ci ha rifocillato con una buona crostata pere e cioccolato. 


E' stata una bellissima esperienza.

 Grazie a chi ancora passa di qua e mi legge.


G.


domenica 5 novembre 2023

Scende la sera

Scende presto la sera a novembre.  Dopo una mattinata di splendido sole e cielo limpido, preannuncio dell'Estate di S. Martino, il cielo si è pian piano incupito e ora, nella luce smorta del crepuscolo, ha ripreso a piovere. Un tempo i contadini non uscivano di casa dopo il calar della sera, in questo periodo. Temevano di incontrare gli spiriti dei morti che nelle notti tra il 31 ottobre e l'11 di novembre vagavano per le strade solitarie, attratti dal suono delle campane alla ricerca delle case in cui avevano vissuto. Per questo si lasciavano dei lumicini accesi sui davanzali delle finestre e delle offerte di cibo affinchè i defunti non si arrabbiassero.

Anch'io mi rifugio nel caldo conforto della mia casa.

L'autunno è arrivato in grande spolvero. Giorni e giorni di vento e forte pioggia hanno ingrossato fiumi e torrenti. Anche l'Adige è in piena.

 

Ho fatto il dolce dei Morti. Si tratta di una ricetta antica e semplice che regala tanta soddisfazione con il suo profumo di pane dolce che si diffonde in tutta la casa.


L'impasto somiglia a quello della Torta delle Rose ma non c'è il burro, solo olio, latte, uova, farina, lievito di birra e tante ore di lievitazione. Per decorare e insaporire  ho messo canditi, noci, uvetta, mandorle e per finire ho preparato un po' di glassa con latte, zucchero a velo e limone e ho spennellato la superficie del dolce per renderla lucida. Il risultato è una delizia.



Un caro saluto a voi che passate di qua e lasciate un commento. Sappiate che li leggo tutti e pian piano risponderò.


G.