venerdì 8 gennaio 2016

Alberi di Natale e barboni. Resoconto di una gita deprimente

Immagine da ariannaeditrice.it
Martedì, penultimo giorno di festa, il mio compagno ed io abbiamo deciso di concederci l'unica gita di queste vacanze natalizie. Con il treno siamo andati a Milano con lo scopo di vedere le mostre dedicate a Giotto e a Mucha, entrambe situate all'interno di Palazzo Reale.

La giornata, che speravamo piacevole, si è rivelata invece assai stressante e siamo rientrati a casa con un indefinito senso di malessere e di infelicità.
 Eppure abbiamo visto il Duomo e  la mostra, abbiamo pranzato, girovagato nel centro,  la città era tutta addobbata a festa... Di solito dopo aver ammirato la mostra di un artista amato ci si sente felici ed appagati da tanta bellezza... E allora, ci siamo chiesti, perchè siamo stati male?

Perchè in mezzo alle luci degli alberi di Natale sontuosi e alle vetrine dei negozi di lusso abbiamo visto molte persone, anche italiane, che dormivano sul marciapiede, senza che nessuno ci facesse caso: erano invisibili. Allora ditemi voi che senso ha fare presepi e alberi di Natale, se poi ci sono decine di povere persone ridotte a vivere su una strada!

Ma questa è la globalizzazione, amici miei. L'abbiamo tanto voluta e adesso ce la teniamo, con tutti i suoi orribili effetti!  Un consumismo vuoto e mostruoso che fa perdere ad una città eccezionale come Milano, tutta la sua umanità e persino la bellezza che la storia le ha dato.

Il Duomo. Ne vogliamo parlare? Circondato da militari con il mitra a tracolla. Per entrare bisogna prima fare la fila per pagare il biglietto, poi mettersi in coda ed aspettare che i militari perquisiscano uno ad uno i visitatori; quindi passato il primo blocco, ci si ferma un'altra volta davanti ad altri due militari che effettuano il controllo di borse e zainetti. Finalmente si entra nella splendida chiesa... e cosa ci si trova davanti? Un'orrenda piramide di vetro contenente un negozio di medagliette e altri souvenirs sacri per turisti.

In questa città, come in gran parte d'Italia ormai, i soldi volano fuori dal vostro portafoglio senza nemmeno che ve ne rendiate conto. E non perchè siate andati a mangiare in un ristorante di lusso dandovi poi alla pazza gioia, no! Avete invece pranzato con due panini di plastica in in bar deprimente e visto una mostra... Due tè caldi serviti miseramente, senza nemmeno un fettina di limone: praticamente uno spruzzo di acqua calda con una bustina di infuso del discount sono costati la bellezza di quasi 10 euro!

Tra le mostre che volevo vedere, sono riuscita a visitare solo quella di Mucha e l'Art Nouveau... Cosa dire? Opere molto belle di un artista che ammiro, uno stile che amo tantissimo, ma mi è parso che anche in questo caso l'evento non sia stato organizzato per far cultura, bensì per fare soldi. Le stanze erano troppo affollate, non si riusciva a godersi nulla del materiale esposto;  le informazioni dell'audioguida, compresa nel prezzo dei 12 euro del biglietto, erano, a mio parere, misere, non dicevano nulla della vita di Mucha, delle tecniche utilizzate, della sua formazione, insomma notizie indispensabili per conoscere ed apprezzare l'opera di un artista. Solo musichette inutili intervallate  da riassuntini che vanno bene per un allievo delle elementari!




E tra tutto questo, centinaia di persone nelle vie del centro letteralmente ipnotizzate dallo schermo del proprio cellulare, schiave del bastone per il selfie. Gente che entra per la prima volta nel Duomo e, invece di alzare lo sguardo ed ammirare le enormi volte a sesto acuto del  mitico monumento, guarda imperterrito le foto sul cellulare.

Per finire in bellezza, al ritorno, in stazione, una signora ci ha chiesto aiuto per fare il biglietto all'emettitrice automatica. Mentre stavamo digitando le informazioni necessarie, si avvicina uno dei tanti sbandati che gravitano attorno alla stazione e comincia a infastidire pesantemente la signora chiedendole dei soldi, lei si imapurisce e anch'io. Il mio compagno si mette tra il tipo e noi e ci dice di non rispondere e di continuare a fare il biglietto. Il tipo inizia ad urlare. Arrivano altri due sbandati, cominciano ad insultarsi tra di loro ("vai al tuo paese!" "no vacci tu al tuo paese", da notare che nessuno di loro era nel proprio paese!). I toni si esasperano ed i tre finiscono a rotolarsi sul pavimento picchiandosi senza tanta convinzione. Noi due e la signora scappiamo da quella scena tragi-comica e finalmente ce ne torniamo a casa su un regionale affollato e puzzolente.


G.

18 commenti:

  1. Carissima Giorgia,
    se ne sentono tante di cose negative e deprimenti, ma toccare con mano è senza dubbio un'esperienza triste. La cosa ancora più triste è il contrasto stridente tra la bellezza dei luoghi e lo squallore che invade ogni angolo.
    La tua sensibilità ha dipinto uno scenario realistico, che fa riflettere.
    Auguri sinceri per un sereno 2016:)
    Marilena

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    1. Sì Marilena, è un contrasto che lascia sgomenti. Buon 2016 anche a te!

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  2. Spero che il 2016 ti porti giorni più felici e belli (in tutti i sensi) di questo che hai descritto.
    Davvero tanta tristezza e tanta bassezza...il genere umano sa toccare il fondo dell'indecenza e della piccolezza d'animo come nessuna specie sulla Terra.
    Un abbraccio virtuale ma solidale

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    1. Vero... Un animale in natura non perde mai la propria dignità, mentre l'essere umano la perde spesso e risce a toglierla crudelmete anche alle altre creature. Ne sono un esempio i poveri animali costretti a lavorare nei circhi... Mi viene una rabbia! Un abbraccio a che a te.

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  3. mamma mia....quanto hai ragione...i soldi questi maledetti soldi..il business....hanno rovinato tutto! Poco rispetto, poco amore, poca sensibilità...capisco la tua tristezza in questa giornata. E bada bene, è così in ogni città purtroppo....

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    1. Sì putroppo, più o meno, tutte le città presentano gli setssi problemi... Anche questa è globalizzazione!

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  4. non mi sconvolge la lite tra sbandati.
    Può farmi paura ,me la sarei data a gambe...subito....
    ma quello che mi sconvolge è altro.
    E' la povertà, anzi, la totale miseria che si respira in certi luoghi, in certe città, in certe situazioni.
    la povertà , quella vera, che fa spingere la mano cercando un centesimo.....poi magari non è così, ma a me, 50 centesimi, non mi rendono nè più ricca, nè più povera e come a me penso alla maggior parte di noi.....
    ed io regalo questi 50 centesimi ed ormai, con alcuni " barboni", mi fermo a parlare e so le loro storie.
    a me sconvolge la pochezza di chi vive la sua vita incentrata solo sul proprio ombelico....e non si incavola nemmeno, perchè, per incavolarsi, bisogna alzare lo sguardo, guardare, vedere....e invece no: invece ci facciamo un selfie, invece camminiamo con uno stupido ed ingombrante bastone... ma sempre tutto rivolto a noi, egoriferiti ,noi, l'ombelico del mondo, da fotografare come fossimo l'unica cosa che conta nella vita, accorgendosi degli altri solo se ci danno fastidio!
    GRAZIE per ciò che ci hai raccontato-
    Emanuela

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    1. Hai ragione Emanuela, anch'io rimango sconcertata da certe persone che sembrano non vedere nulla, non si incavolano nemmeno più. Io sono felice perchè almeno riesco ancora a stare male per certe cose... Penso di essere ancora un essere umano, anche se non so per quanto!

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  5. Mamma Mia!!!!!!! Hai reso benissimo il senso di vuoto che una persona normale riesce a provare e a portarsi dentro con grande disagio. In occasione di Expo, sono passata al Duomo ed ho assistito alla scena dei militari che hai ben descritto, per fortuna che avevo avuto modo, qualche anno fa, di visitare il Duomo con calma e in una bellissima sera d'estate, ero salita sopra il tetto, fra le guglie illuminate. Ora, onestamente non sarei entrata. E' diventato tutto così faticoso e pesante.... Un abbraccio
    Emi

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    1. Sì, anche una piccola gita è fonte di stress tanto da farmi passare la voglia di farne altre. Una volta mi piaceva tanto visitare le città, ultimamente sembra anche a me che sia diventato tutto faticoso e pesante... Grazie Emi, un caro saluto.

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  6. Oh mamma, che brutta esperienza, se non fosse un episodio di vita reale davvero accaduto, quasi sembrerebbe un film... è un colpo al cuore sapere che una delle città più belle d'Italia, Milano, è ridotta in queste condizioni. E che sante parole dici, sul fatto che ormai i soldi partono senza che neppure ce ne rendiamo conto... abbiamo perso il senso di tutto, hai fatto una descrizione perfetta dello squallore dei panini e del the scadente, che comunque vengono fatti pagare come fossero oro. Almeno un tempo, se si decideva di pagare molto (o comunque, più del solito), si era quasi certi che si stava acquistando qualcosa di valore (fosse un maglione, una cena, o qualcos'altro)... adesso non c'è più regola: tutto è per spillarci soldi, con buona e cattiva fede. Pensare al duomo circondato dai militari, pensare alle persone che dormono per terra invisibili ai più, pensare all'episodio della stazione... vorrei tanto fosse solo il racconto "distopico" di qualche romanzo su un brutto futuro, invece è il nostro presente e chissà da queste basi come si evolverà il futuro. Posso ben capire il vostro stato d'animo al rientro. Che mondo abbiamo creato?

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    1. Esatto Silvia, anche a me sembrava di trovarmi in qualche racconto distopico!A volte mi sembra che le altre persone non notino le cose che noto io... O forse gli abitanti delle grandi città sono abituati a questo squallore. Ma io non voglio abituarmi!!!

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  7. Conosco bene Milano e non l'ho mai amata. Figuriamoci, io che amo i boschi e il silenzio, come posso amare una metropoli? Sono anni che non ci vado (forse una ventina) e immaginavo un cambio in peggio, come d'altronde in tutte le città. Hai descritto molto bene l'atmosfera, l'indifferenza, lo squallore... anche la dove non te lo aspetteresti, come all'interno di una mostra. Tutto si è involgarito, cara Giorgia, davvero tutto. E allora cosa si può fare? Tenere alto il livello nella nostra vita, aprire il cuore all'altro, ascoltare, vedere, parlare, vincere la paura. Non è facile perchè questpo mondo fa paura, ma cambiare si può e si deve!
    Ti abbraccio
    Francesca

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    1. "Involgarito" è la parola giusta, cara Francesca. Persino l'arte non sembra più tale perchè se si deve creare per forza un guadagno economico, ecco che anche la bellezza ed il piacere drivati dalla contemplazione o dal gesto artistico se ne vanno a farsi friggere!

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  8. In Italia è cosi purtroppo...ho un' amica giapponese che mi racconta che in Giappone é tutta un' altra cosa: alle stazioni c'è sicurezza, pulizia, tutto un' altro clima insomma... pensavo di trasferirmi, ma non posso permettermelo, sono senza una lira.

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