Ieri sera, dopo aver sfogliato l'ultima pagina e chiuso il libro sono rimasta, piena di ammirazione, a pensare alle eccezionali doti di narratore di Alexandre Dumas: la sua penna è precisa ed implacabile, come la vendetta del suo personaggio protagonista.
Nonostante le feroci critiche ricevute nel corso dei secoli (troppo prolisso, scritto male, dialoghi inutilmente lunghi per scrivere più cartelle e quindi guadagnare più soldi...) Il Conte di Montecristo è un romanzo monumentale ed appassionante. La trama è complessa, e all'interno della stessa vengono sviluppate altre intricate sottotrame, ma alla fine Dumas riesce a tirare le fila di tutto senza cedimenti, con grande soddisfazione del lettore.
Gli innumerevoli personaggi sono perfettamente delineati nella loro umanità, conosciamo la loro vita, i pregi ed i difetti, ci affezioniamo anche a quelli più malvagi. Non vi è, infatti, una netta contapposizione tra buoni e cattivi: come nella realtà la natura umana è mutevole e contraddittoria. Se un personaggio tradisce l'amico conosciamo i motivi del suo tradimento e partecipiamo al suo tumulto interiore.
Il romanzo è mastodontico, ma non fatevi intimorire dalle mille pagine perchè la lettura risulta scorrevolissima ed avvincente, anche grazie ai tanto criticati dialoghi. La scrittura cambia registro in maniera sapiente, passando dalla raffinata ironia alla spietata drammaticità; in particolare la descrizione della rovina di Villefort, narrata negli ultimi capitoli, è veramente toccante e, pur sapendo che egli è colpevole, non si può fare a meno di provare pena per lui e per la sua famiglia.
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Stemma del Conte di Montecristo con il motto "Attendre et Espérer" (da Wikipedia) |
La storia è nota. Siamo nella Francia del 1815; Edmond Dantès è un giovane aspirante capitano della marina mercantile, la vita gli sorride: ha 19 anni, è bello, intelligente, dolce e un po' ingenuo; ha un padre che lo ama molto, ed è pazzamente innamorato di Mercedes Herrera, la più graziosa ragazza di Marsiglia, che lo ricambia ardentemente.
Ma, si sa: la felicità suscita l'invidia dei mediocri. Così, un brutto giorno, tre falsi amici decidono di giocare un brutto tiro ad Edmond, inviando alla gendarmeria una lettera anonima in cui il giovane viene denunciato per cospirazione contro il nuovo governo che aveva sostituito Napoleone, mandato in esilio. Il povero Edmond viene arrestato prorprio durante la festa per il suo fidanzamento con Mercedes, e rinchiuso per 14 interminabili anni nelle tetre prigioni del castello d'If, senza conoscere il motivo della sua incarcerazione. Qui, mentre sta cedendo alla disperazione e all'idea del suicidio, conosce l'abate Faria, un dotto prete italiano con cui stringe una profonda amicizia. L'abate è un filosofo, uno storico e uno scienziato, parla molte lingue; offre a Dantès la sua sapienza e lo aiuta a fuggire rivelandogli il nascondiglio di un tesoro rinascimentale custodito nelle grotte dell'isola di Montecristo. Per dieci anni Edmond viaggia, studia, prepara minuziosamente la sua vendetta. Infine, divenuto ricco e colto, torna in Francia con il fascinoso nome di Conte di Montecristo e compie la sua inesorabile missione.
Potrei scrivere ancora molte cose su questo libro, ma non voglio annoiarvi e non voglio svelarvi qualche colpo di scena, nel caso decidiate di leggerlo.
Cosa dire, infine, del Conte? Io l'ho trovato un personaggio indimenticabile, meraviglioso. Intelligente, forte, raffinato e disincantato dalla vita, enigmatico e misterioso; spietato, freddo e inflessibile con i nemici; generoso e magnanimo con gli amici; dolce, delicato e protettivo con le donne che lo amano. Insomma, un vero eroe romantico.
Ecco, come avrete capito, questo romanzo mi ha conquistata completamente. Nonostante tutti i suoi difetti, veri o presunti, quando alla resa di conti con i suoi antichi nemici, ormai distrutti, di fronte ai loro volti pallidi e alle loro labbra che balbettano: "Ma tu chi sei?", il Conte, con uno sguardo di fuoco, risponde: " Io sono... io sono Edmond Dantès!", noi, smaliziati lettori di oggi, esattamente come quelli che ci hanno preceduto, anche se consciamo tutta la storia e anche se sappiamo che sarebbe arrivato quel momento ( in verità non aspettavamo altro!) ci emozioniamo e palpitiamo insieme ai personaggi.
A presto!
G.